Tutte le cose più interessanti in una rivista. Mostra “Sconfitto. Il Galata Morente e le Iniziazioni Minori di Attalo. Dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Italia Estratto che caratterizza il Galata Morente

Ultimo terzo del IV secolo. – I secolo AVANTI CRISTO.

Il potere di Alessandro Magno (356 - 323 a.C.) crollò dopo la sua morte. Negli stati appena formati, il termine "ellenico" inizia gradualmente a designare non solo i conquistatori greci, ma anche tutti i rappresentanti degli strati privilegiati della società, indipendentemente dalla loro nazionalità.

L'arte dell'era ellenistica è caratterizzata principalmente da una combinazione di tradizioni artistiche greche e orientali.
L'architettura non ha subito modifiche significative. Per lo più si stanno costruendo perimetri e piccoli templi - perdonami.

Le belle arti stanno ricevendo nuove direzioni di sviluppo:
1. Idealizzare la tradizione.
2. Tradizione dell'arte realistica.


Cammeo Gonzaga. Tolomeo II e Arsinoe. Sardonice. Museo dell'Ermitage. Immagini idealizzate.

Insieme all'immagine della bellezza idealizzata, si stanno sviluppando le tradizioni di Lisippo: un'immagine realistica di una persona vivente.



Rivela in modo molto accurato l'immagine del famoso oratore e statista.

Alessandria

Oltre alla scultura di culto, ad Alessandria si diffusero la scultura decorativa, la scultura di palazzo e di parco, per decorare palazzi e case private.
Una delle immagini preferite era l'immagine di Afrodite.
La dea resta bella come prima, ma perde la maestosità di una divinità dell'Olimpo.



Contro. 3 – inizio 2 ° secolo aC 16 piccoli - 16 cubiti di acqua che sale.

Nella direzione realistica, le immagini sono apparse nel genere quotidiano.


Contro. 3 – inizio II secolo a.C

Sono stati raffigurati anche tipi con disabilità fisiche: nani gobbi.


Bronzo. 2 ° secolo AVANTI CRISTO.

Pergamo



Pergamo (Pergamo)- un'antica città sulla costa dell'Asia Minore, ex centro di uno stato influente.
Le tradizioni principali della scuola d'arte di Pergamo erano le tradizioni del realismo: due monumenti sono dedicati a respingere l'invasione dei Galli barbari.

I “Doni di Attalo” sono gruppi scultorei in bronzo realizzati per ordine di Attalo I (re di Pergamo 241 a.C. - 197 a.C.) in ricordo della sua vittoria sui barbari Galli (Galati). Maestro Epigono (scultore di corte), Piromaco, Stratinnik e Antigono. Si trovavano sull'acropoli di Pergamo accanto al santuario di Atena Nikefora e le loro ripetizioni furono esposte sul lato meridionale dell'acropoli ateniese come dono agli dei per la vittoria. Questi “doni di Attalo” raffiguravano scene di Gigantomachia, Amazzonomachia e la battaglia dei Greci con i Persiani e i Galli. Alcune di queste figure ci sono pervenute in copie romane.
Doni di Attalo. Gruppo "Gallia, che ha ucciso la moglie e si uccide". Copia romana in marmo di un originale in bronzo perduto del 230 a.C. e. Roma. Museo Termale.


Drammatico. Si voltò, trionfante di morire libero. l'immagine del Gallo è piena di pathos eroico, esaltato dal contrasto della sua figura potente con il corpo impotente della moglie che cade. Il gruppo è costruito su angolazioni complesse delle figure, l'estrema tensione del guerriero è enfatizzata da un giro della testa quasi soprannaturale.


Gallo morente. Doni di Attalo. Copia romana di un originale in bronzo.
La morte, il morire, l'ultimo respiro sono sviluppati con forza sorprendente, perfino con naturalismo. Un'altra caratteristica: la scultura trasmette accuratamente il tipo etnico dei Galli.
"Il Galata Morente".
In termini di naturalismo e drammaticità, la scultura appartiene alle vette dell'arte antica. Gallo è raffigurato disteso su uno scudo, nudo tranne che per un cerchio intorno al collo. Come il trono Ludovisi, la statua fu probabilmente scoperta durante la costruzione della loro villa a Roma e fu conservata nel Palazzo Ludovisi sul Pincio fino alla sua acquisizione da parte di Papa Clemente XII.
Durante le guerre napoleoniche, Il Galata Morente fu portato via dai francesi dall'Italia e fu esposto al Louvre per diversi anni.

È un monumento commemorativo eretto nel II secolo. aC(?) in onore della vittoria riportata dal re di Pergamo sui Galli barbari (Galati).
Si ritiene tradizionalmente che l'altare fosse dedicato a Zeus, tra le altre versioni - la dedica ai "dodici dell'Olimpo", il re Eumene II, Atena, Atena insieme a Zeus.
Nel 19 ° secolo fu scoperto da archeologi tedeschi e trasportato in Germania.

Nel Pergamon Museum di Berlino, costruito nel 1910-1930. appositamente a questo scopo è esposto un modellino-ricostruzione dell'altare, sul quale sono collocati gli elementi superstiti della decorazione scultorea.
Questo edificio non è una copia dell'antico altare: è stato ricreato solo il lato principale, occidentale. Nella stessa sala in prossimità delle pareti sono collocate le lastre del fregio degli altri lati dell'altare.

L'innovazione dei creatori dell'Altare di Pergamo fu che l'altare - un luogo sacro - fu spostato all'esterno del tempio e trasformato in una struttura architettonica indipendente.
Fu eretto su uno speciale terrazzo sul versante meridionale del monte dell'acropoli di Pergamo, sotto il santuario di Atena. L'altare era visibile da tutti i lati.


L'altare era un alto basamento rialzato su una base a gradini. Da un lato la base era tagliata da un'ampia scala in marmo aperta, larga 20 m, che conduceva alla piattaforma superiore dell'altare. Il livello superiore era circondato da colonne ioniche. All'interno del colonnato si trovava il cortile dell'altare dove era situato l'altare stesso (alto 3-4 m).
Il famoso Grande Fregio (2,3 m di altezza e 120 m di lunghezza) si estendeva lungo il perimetro della base come un nastro continuo.
Il tema principale delle immagini in rilievo è la battaglia degli dei dell'Olimpo con i giganti.

Molto probabilmente, nell'antichità l'altare era considerato un capolavoro, sin dai tempi dello scrittore romano del II-III secolo. Lucio Ampelius la colloca tra le meraviglie del mondo. Cita brevemente l’altare di Zeus nel suo saggio “Sulle meraviglie del mondo”: “A Pergamo c’è un grande altare di marmo, alto 40 gradini, con grandi sculture raffiguranti la Gigantomachia”.
L'antico scrittore e geografo greco del II secolo, autore di una sorta di antica guida "Descrizione dell'Ellade", Pausania menziona l'altare di Pergamo, confrontando le tradizioni del sacrificio ad Olimpia.
Nel Nuovo Testamento, nel secondo capitolo dell'Apocalisse di Giovanni il Teologo: "E scrivi all'Angelo della Chiesa di Pergamo: ... tu abiti dov'è il trono di Satana". C'è un'opinione secondo cui queste parole di Giovanni il Teologo si riferiscono all'altare di Zeus, ma i commentatori dell'Apocalisse di solito associano queste parole al culto di Esculapio, nel cui tempio a Pergamo era custodito un serpente vivente.

Nel 19 ° secolo Il governo turco invitò specialisti tedeschi a costruire strade: l'ingegnere Karl Humann fu coinvolto nei lavori in Asia Minore. Scoprì che Pergamo non era stata ancora completamente scavata, anche se i reperti potevano essere di estremo valore. Humann dovette usare tutta la sua influenza per impedire la distruzione di alcune delle rovine di marmo esposte nei forni a gas di calce.

“Quando siamo saliti, sette enormi aquile si sono librate sull'acropoli, prefigurando la felicità. Abbiamo scavato e ripulito la prima lastra. Era un gigante possente su gambe serpentine e contorte, la schiena muscolosa rivolta verso di noi, la testa girata a sinistra, con una pelle di leone sulla mano sinistra... Si ribaltano su un'altra lastra: il gigante cade con la schiena sul roccia, un fulmine gli trafisse la coscia - Sento la tua vicinanza, Zeus!Corro febbrilmente tutti e quattro i piatti. Vedo il terzo avvicinarsi al primo: l'anello del serpente di un grosso gigante passa chiaramente sulla lastra con un gigante caduto in ginocchio... Tremo proprio in tutto il corpo. Ecco un altro pezzo: raschio via il terreno con le unghie: questo è Zeus! Il grande e meraviglioso monumento fu nuovamente presentato al mondo, tutte le nostre opere furono incoronate, il gruppo di Atena ricevette il pandan più bello (un oggetto abbinato ad un altro)... Noi, tre persone felici, restammo profondamente scioccati, attorno al prezioso ritrovamento , finché non mi sono seduto sulla lastra e ho sollevato la mia anima con grandi lacrime di gioia.
Karl Humann. Altare di Pergamo.

Rilievi dell'altare di Pergamo

- uno dei migliori esempi di arte ellenistica.
Caratteristiche di stile
La caratteristica principale di questa scultura è la sua estrema energia ed espressività.
"Nel fregio di Pergamo si rifletteva più pienamente uno degli aspetti essenziali dell'arte ellenistica: la speciale grandiosità delle immagini, la loro forza sovrumana, l'esagerazione delle emozioni, le dinamiche violente".
I maestri abbandonarono la tranquillità dei classici per il bene di queste qualità.
"Sebbene battaglie e combattimenti fossero un tema frequente negli antichi rilievi, non sono mai stati raffigurati come sull'altare di Pergamo - con una sensazione così tremante di cataclisma, una battaglia per la vita e la morte, dove tutte le forze cosmiche, tutti i demoni del mondo la terra partecipa e il cielo".


"": Zeus sta combattendo tre avversari contemporaneamente. Dopo averne colpito uno, si prepara a scagliare il suo fulmine contro il capo dei nemici: il gigante Porphyrion dalla testa di serpente.


"": la dea con lo scudo tra le mani gettò a terra il gigante alato Alcioneo. La dea alata della vittoria Nike si precipita verso di lei per incoronarle la testa con una corona di alloro. Il gigante tenta invano di liberarsi dalla mano della dea. Atena afferrò per i capelli l'enorme gigante alato Alcioneo e lo strappò facilmente alla madre terra Gaia. I volti del gigante e di Gaia sono pieni di angoscia fisica e mentale.



Il fregio dell'altare di Pergamo influenzò le opere antiche successive. Ad esempio, il gruppo del Laocoonte, che, come ha dimostrato Bernard Andre, è stato creato vent'anni dopo l'altorilievo di Pergamo. Gli autori del gruppo scultoreo hanno lavorato direttamente nella tradizione dei creatori del fregio dell'altare e potrebbero anche aver partecipato ai lavori su di esso.


Marmo. Inizio 3 ° secolo AC Permeato da uno stato d'animo di disperata disperazione e orrore, molto frazionario, nei giovani le proporzioni degli adulti sono segni del declino dell'arte.

Laocoonte (Laocoonte)- nella mitologia greca, sacerdote di Apollo a Troia. Prese moglie contro la volontà di Apollo e generò figli; secondo Euforione, Apollo era arrabbiato con lui perché aveva sposato sua moglie davanti alla sua statua.
Laocoonte è un indovino che avvertì i suoi concittadini di non introdurre il cavallo di Troia in città. Apollo inviò due serpenti che nuotarono attraverso il mare e ingoiarono i figli di Laocoonte Antifante e Fimbrey, e poi strangolò lo stesso Laocoonte. Secondo un'altra storia, ciò accadde a causa della rabbia di Atena, e i serpenti si rifugiarono sotto lo scudo ai piedi della statua di Atena (o i serpenti salparono dalle isole di Kalidna e si trasformarono in persone). I Troiani decisero che ciò era accaduto perché Laocoonte scagliò una lancia contro il cavallo di Troia. Secondo Arctino, i serpenti uccisero Laocoonte e uno dei suoi figli. Secondo una versione del mito, solo i suoi figli furono strangolati dai serpenti. Lui stesso rimase in vita per piangere per sempre il suo destino.

2 ° secolo AVANTI CRISTO. Marmo bianco. Si ritiene che il suo creatore fosse lo scultore Agesander o Alexandros di Antiochia (l'iscrizione è illeggibile).
La scultura è un tipo di Afrodite di Cnido (Venere timida): una dea che tiene con la mano una veste caduta (la prima scultura di questo tipo fu scolpita da Prassitele, intorno al 350 a.C.). Proporzioni - 86x69x93 con un'altezza di 164 cm.

È stato trovato nel 1820 sull'isola. Melos (Milos) nella Grecia meridionale, una delle isole Cicladi del Mar Egeo, dal contadino Yorgos Kentrotas mentre lavora nel terreno. Le sue mani andarono perse dopo il ritrovamento, durante un conflitto tra i francesi, che volevano portarla nel loro paese, e i turchi (proprietari dell'isola), che avevano la stessa intenzione. Anche il database con la firma dell'autore è andato perduto.


3 ° secolo AVANTI CRISTO. Aveva la forma di un monumento alla vittoria sull'isola. Samotracia. Sembra decollare da un piedistallo a forma di prua di una nave.



Mosaico proveniente dalla Casa del Fauno di Pompei. Copia romana del perduto dipinto greco di Filosseno, “La battaglia di Alessandro e Dario”. Inizio del 3° secolo. BCd

Molti sono i fatti storici relativi alle statue greche (che non approfondiremo in questa raccolta). Tuttavia, non è necessario possedere una laurea in storia per ammirare l'incredibile maestria di queste magnifiche sculture. Opere d'arte davvero senza tempo, queste 25 statue greche più leggendarie sono capolavori di proporzioni variabili.

Atleta fanese

Conosciuto con il nome italiano L'Atleta di Fano, la Gioventù Vittoriosa è una scultura in bronzo greca rinvenuta nel mare di Fano, sulla costa adriatica dell'Italia. L'Atleta di Fano fu costruito tra il 300 e il 100 a.C. ed è attualmente tra le collezioni del J. Paul Getty Museum in California. Gli storici ritengono che la statua un tempo facesse parte di un gruppo di sculture di atleti vittoriosi ad Olimpia e Delfi. L'Italia rivuole ancora la scultura e ne contesta la rimozione dall'Italia.


Poseidone da Capo Artemision
Un'antica scultura greca ritrovata e restaurata vicino al mare di Capo Artemision. Si ritiene che l'Artemision in bronzo rappresenti Zeus o Poseidone. C'è ancora un dibattito su questa scultura perché i suoi fulmini mancanti escludono la possibilità che si tratti di Zeus, mentre il suo tridente mancante esclude anche la possibilità che si tratti di Poseidone. La scultura è sempre stata associata agli antichi scultori Mirone e Onata.


Statua di Zeus ad Olimpia
La statua di Zeus ad Olimpia è una statua di 13 metri, con una figura gigante seduta su un trono. Questa scultura è stata creata da uno scultore greco di nome Fidia e attualmente si trova nel Tempio di Zeus ad Olimpia, in Grecia. La statua è realizzata in avorio e legno e raffigura il dio greco Zeus seduto su un trono di cedro decorato con oro, ebano e altre pietre preziose.

Atena Partenone
Atena del Partenone è una gigantesca statua in oro e avorio della dea greca Atena, scoperta nel Partenone di Atene. Realizzato in argento, avorio e oro, è stato creato dal famoso scultore greco antico Fidia ed è considerato oggi il simbolo di culto più famoso di Atene. La scultura fu distrutta da un incendio avvenuto nel 165 a.C., ma fu restaurata e collocata nel Partenone nel V secolo.


Signora di Auxerre

La Dama di Auxerre di 75 cm è una scultura cretese attualmente conservata al Louvre di Parigi. Raffigura la dea greca arcaica del VI secolo, Persefone. Un curatore del Louvre di nome Maxime Collignon trovò la mini-statua nella volta del Museo di Auxerre nel 1907. Gli storici ritengono che la scultura sia stata creata nel VII secolo durante il periodo di transizione greco.

Antinoo Mondragon
La statua in marmo alta 0,95 metri raffigura il dio Antinoo tra un massiccio gruppo di statue di culto costruite per adorare Antinoo come un dio greco. Quando la scultura fu ritrovata a Frascati nel XVII secolo, fu identificata per le sopracciglia striate, l'espressione seria e lo sguardo rivolto verso il basso. Questa creazione fu acquistata nel 1807 per Napoleone ed è attualmente esposta al Louvre.

Apollo di Strangford
Un'antica scultura greca in marmo, l'Apollo di Strangford fu costruito tra il 500 e il 490 a.C. e creato in onore del dio greco Apollo. È stata scoperta sull'isola di Anafi e prende il nome dal diplomatico Percy Smith, sesto visconte Strangford e vero proprietario della statua. Apollo è attualmente ospitato nella Sala 15 del British Museum.

Kroisos da Anavysos
Scoperto in Attica, Kroisos di Anavysos è un kouros in marmo che un tempo fungeva da statua funeraria per Kroisos, un giovane e nobile guerriero greco. La statua è famosa per il suo sorriso arcaico. Alto 1,95 metri, Kroisos è una scultura indipendente costruita tra il 540 e il 515 a.C. ed è attualmente esposta al Museo Archeologico Nazionale di Atene. L'iscrizione sotto la statua recita: "Fermati e piangi presso la tomba di Kroisos, che fu ucciso dal furioso Ares quando era in prima fila".

Biton e Kleobis
Create dallo scultore greco Polymidis, Biton e Kleobis sono una coppia di statue greche arcaiche create dagli Argivi nel 580 a.C. per adorare due fratelli legati da Solone in una leggenda chiamata le Storie. La statua è ora nel Museo Archeologico di Delfi, in Grecia. Originariamente costruite ad Argo, nel Peloponneso, una coppia di statue furono trovate a Delfi con iscrizioni sulla base che le identificavano come Kleobis e Biton.

Hermes con il piccolo Dioniso
Creato in onore del dio greco Hermes, Hermes di Prassitele rappresenta Hermes che trasporta un altro personaggio popolare nella mitologia greca, il bambino Dioniso. La statua è stata realizzata in marmo pario. Secondo gli storici fu costruito dagli antichi greci nel 330 a.C. È conosciuto oggi come uno dei capolavori più originali del grande scultore greco Prassitele ed è attualmente ospitato nel Museo Archeologico di Olimpia, in Grecia.

Alessandro Magno
Una statua di Alessandro Magno è stata scoperta nel Palazzo di Pella in Grecia. Rivestita e realizzata in marmo, la statua fu costruita nel 280 a.C. per onorare Alessandro Magno, un popolare eroe greco che divenne famoso in diverse parti del mondo e combatté battaglie contro gli eserciti persiani, in particolare a Granisus, Issui e Gagamela. La statua di Alessandro Magno è ora esposta tra le collezioni d'arte greca del Museo Archeologico di Pella in Grecia.

Kora in Peplo
Restaurata dall'acropoli di Atene, la Kore di Peplo è un'immagine stilizzata della dea greca Atena. Gli storici ritengono che la statua sia stata creata per servire come offerta votiva in tempi antichi. Realizzata durante il periodo arcaico della storia dell'arte greca, Kora è caratterizzata dalla posa rigida e formale di Atena, dai suoi maestosi riccioli e dal sorriso arcaico. La statua originariamente appariva in una varietà di colori, ma oggi si possono osservare solo tracce dei suoi colori originali.

Efebo di Anticitera
Realizzato in bronzo pregiato, l'Efebo di Anticitera è una statua di un giovane, dio o eroe, che tiene nella mano destra un oggetto sferico. Opera di scultura in bronzo del Peloponneso, questa statua fu recuperata da un naufragio vicino all'isola di Anticitera. Si ritiene che sia una delle opere del famoso scultore Efranor. L'efebo è attualmente esposto al Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Auriga delfico
Meglio conosciuto come Heniokos, l'Auriga di Delfi è una delle statue più popolari sopravvissute all'antica Grecia. Questa statua in bronzo a grandezza naturale raffigura un cocchiere e fu restaurata nel 1896 nel Santuario di Apollo a Delfi. Qui fu originariamente eretto nel IV secolo per commemorare la vittoria di una squadra di carri negli sport antichi. Originariamente parte di un massiccio gruppo di sculture, l'Auriga delfico è ora esposto nel Museo Archeologico di Delfi.

Armodio e Aristogitone
Armodio e Aristogitone furono creati dopo l'instaurazione della democrazia in Grecia. Create dallo scultore greco Antenore, le statue erano realizzate in bronzo. Queste furono le prime statue in Grecia ad essere pagate con fondi pubblici. Lo scopo della creazione era quello di onorare entrambi gli uomini, che gli antichi Ateniesi accettavano come eccezionali simboli di democrazia. Il luogo di installazione originale era Kerameikos nel 509 d.C., insieme ad altri eroi della Grecia.

Afrodite di Cnido
Conosciuta come una delle statue più popolari create dall'antico scultore greco Prassitele, Afrodite di Cnido fu la prima rappresentazione a grandezza naturale di Afrodite nuda. Prassitele costruì la statua dopo essere stato incaricato da Cos di creare una statua raffigurante la bellissima dea Afrodite. Oltre al suo status di immagine di culto, il capolavoro è diventato un punto di riferimento in Grecia. La sua copia originale non è sopravvissuta al massiccio incendio che un tempo ebbe luogo nell'antica Grecia, ma la sua replica è attualmente esposta al British Museum.

Vittoria Alata di Samotracia
Creato nel 200 a.C. La Vittoria Alata di Samotracia, raffigurante la dea greca Nike, è considerata oggi il più grande capolavoro della scultura ellenistica. Attualmente è esposta al Louvre tra le statue originali più famose al mondo. Fu creato tra il 200 e il 190 a.C., non per onorare la dea greca Nike, ma in onore di una battaglia navale. La Vittoria Alata fu fondata dal generale macedone Demetrio, dopo la sua vittoria navale a Cipro.

Statua di Leonida I alle Termopili
La statua del re spartano Leonida I alle Termopili fu eretta nel 1955, in memoria dell'eroico re Leonida, che si distinse durante la battaglia dei Persiani nel 480 a.C. Sotto la statua è stato posto un cartello con la scritta: “Vieni a prenderlo”. Questo è ciò che disse Leonida quando il re Serse e il suo esercito chiesero loro di deporre le armi.

Achille ferito
Achille ferito è una rappresentazione dell'eroe dell'Iliade di nome Achille. Questo capolavoro dell'antica Grecia trasmette la sua agonia prima della morte, ferito da una freccia fatale. Realizzata in pietra di alabastro, la statua originale è attualmente ospitata nella residenza Achilleion della regina Elisabetta d'Austria a Kofu, in Grecia.

Gallia morente
Conosciuto anche come la Morte di Galata, o il Gladiatore Morente, il Galata Morente è un'antica scultura ellenistica creata tra il 230 a.C. e 220 a.C affinché Attalo I di Pergamo celebrasse la vittoria del suo gruppo sui Galli in Anatolia. Si ritiene che la statua sia stata creata da Epigono, scultore della dinastia Attalide. La statua raffigura un guerriero celtico morente disteso sul suo scudo caduto accanto alla sua spada.

Laocoonte e i suoi figli
La statua attualmente situata nei Musei Vaticani a Roma, Laocoonte e i suoi figli, è conosciuta anche come Gruppo Laocoonte e fu originariamente creata da tre grandi scultori greci dell'isola di Rodi, Agesender, Polydorus e Atenodoros. Questa statua a grandezza naturale è realizzata in marmo e raffigura un sacerdote troiano di nome Laocoonte, insieme ai suoi figli Timbraeus e Antiphantes, strangolati dai serpenti marini.

Il Colosso di Rodi
Una statua raffigurante il titano greco chiamato Helios, il Colosso di Rodi, fu eretta per la prima volta nella città di Rodi tra il 292 e il 280 a.C. Riconosciuta oggi come una delle sette meraviglie del mondo antico, la statua fu costruita per celebrare la vittoria di Rodi sul sovrano di Cipro durante il II secolo. Conosciuta come una delle statue più alte dell'antica Grecia, la statua originale fu distrutta da un terremoto che colpì Rodi nel 226 a.C.

Discobolo
Costruito da uno dei migliori scultori dell'antica Grecia durante il V secolo - Mirone, il Discobolo era una statua originariamente collocata all'ingresso dello Stadio Panathinaikon di Atene, in Grecia, dove si tenne il primo evento dei Giochi Olimpici. La statua originale, realizzata in pietra di alabastro, non sopravvisse alla distruzione della Grecia e non fu mai restaurata.

Dialume
Trovato al largo dell'isola di Tilos, Diadumen è un'antica scultura greca creata nel V secolo. La statua originale, restaurata a Tilos, fa attualmente parte delle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Atene.

cavallo di Troia
Realizzato in marmo e rivestito con una speciale placcatura in bronzo, il cavallo di Troia è una scultura dell'antica Grecia costruita tra il 470 a.C. e il 460 a.C. per rappresentare il cavallo di Troia nell'Iliade di Omero. Il capolavoro originale è sopravvissuto alla devastazione dell'antica Grecia ed è attualmente ospitato nel Museo Archeologico di Olimpia, in Grecia.

La statua fu probabilmente scoperta durante la costruzione della loro villa a Roma e fu conservata nel Palazzo Ludovisi sul Pincio fino alla sua acquisizione da parte di Papa Clemente XII.

Collegamenti

Attalo I Sotere

Attalo I Soter (greco antico: Άτταλος Α" ο Σωτήρ; 269-197 a.C.) - Sovrano di Pergamo della dinastia Attalide, che ereditò il potere da suo zio Eumene nel 241 e assunse il titolo reale nel 230.

Figlio di una principessa della famiglia seleucide, Attalo fu il primo degli Attalidi a rivendicare il titolo reale. Si rifiutò di rendere omaggio ai Celti dell'Asia Minore (Galati) e, dopo averli sconfitti sotto le mura di Pergamo, iniziò a chiamarsi re. La sua ambizione suscitò i sospetti di Antioco Hierax, e nella guerra che seguì Attalo scacciò i Seleucidi dall'Asia Minore in Cilicia.

Nel 228-222. I Seleucidi riuscirono a riconquistare i possedimenti perduti in Anatolia, in parte perché Attalo era impegnato ad affrontare il re macedone Filippo V. Si schierò con Roma durante la prima e la seconda guerra di Macedonia, e difese anche i Rodi oppressi da Filippo, ma morì poco prima. la finale sconfiggendo il tuo nemico principale.

Galati

Galati (greco Γαλάται, lat. Galatae) - un'unione di tribù celtiche che invasero la penisola balcanica e l'Asia Minore nel 279-277 a.C. e. Tito Livio riporta il nome del capo dei Galli che raggiunse la Dardania: questo è Brenno. Con l'aiuto del re della Bitinia Nicomede, attraversarono in pochi giorni l'Ellesponto fino alla costa asiatica. Il numero totale di Galli che attraversarono fu stimato in 20mila persone, divise in tre tribù: Tolostobogiani, Trocms e Tectosagi. Il primo si stabilì nella Ionia, il secondo sulla costa dell'Ellesponto e il terzo raggiunse le coste dell'Halys. I Galli non erano affatto coloni pacifici. Il re di Bitinia li invitò nella speranza di assistenza militare. Dei 20mila Galli, la metà erano considerati guerrieri. Vivevano raccogliendo tributi dalle tribù locali. I Galli si distinguevano per la loro alta statura, il colore della pelle pallida e i capelli rossi (tinti). Erano armati di scudi e lunghe spade. I contemporanei notano che i Galli, mescolandosi con i Greci e i Frigi, si trasformarono in Gallogrechi.

Poco dopo l'invasione, i Galati furono sconfitti prima dall'esercito greco di Calippo alle Termopili nel 279 a.C. e., e poi da Antioco I intorno al 275 a.C. e. Tuttavia, nonostante queste sconfitte, continuarono a devastare la parte occidentale dell'Asia Minore nei successivi 46 anni, finché furono respinti dalle truppe del re di Pergamo Attalo I in un'area situata nella parte centrale dell'Asia Minore a nord della Frigia. , tra il corso medio dei fiumi Sangarius e Halys; questa regione era chiamata Galazia.

Secondo Strabone, i Galati erano inizialmente divisi in tre tribù, ciascuna delle quali, a sua volta, era divisa in altre 4 tribù, 12 capi di queste tribù nelle fonti greche sono chiamati tetrarchi (greco τετραρχίαι); Ogni tetrarca era subordinato a un giudice della tribù tetrarchia e a un capo militare. Tutte le 12 tetrarchie avevano un consiglio comune di 300 persone. Nel I secolo d.C e. il potere sui Galati passò a Deiotaro, che, essendo il tetrarca di una delle tribù Tolistobogoi, combatté dalla parte di Roma nella terza guerra mitridatica, ricevette dai romani le terre di tutta la Galazia.

Entro il I secolo d.C e. la regione dei Tolistobogi confinava con la Bitinia e la Frigia Epitteto, i Trocmi con il Ponto e la Cappadocia, e i Texotagoi con la Grande Frigia adiacente a Pessinunto.

Strabone menziona che tutte e tre le tribù galatiche avevano una lingua comune, la stessa lingua galata è attestata solo da nomi personali e toponimi nella trasmissione greca e latina; presumibilmente vicino al gallico. Conservato fino al V secolo.

Invasione gallica dei Balcani

L'invasione gallica dei Balcani fu una serie di campagne militari dei Celti dalla fine del IV secolo a.C. all'inizio del III secolo a.C. e., descritto in antiche fonti greche e confermato da reperti archeologici.

Un'unione di tribù celtiche appartenenti alla cultura La Tène iniziò a spostarsi a sud-est nella penisola balcanica nel IV secolo a.C. e., questo movimento raggiunse il suo culmine all'inizio del III secolo a.C. e., quando iniziò l'invasione dell'Illiria, della Macedonia e della Tessaglia. L'invasione è stata resa possibile dalla devastazione causata dalle guerre dei Diadochi. Alcuni Celti si trasferirono poi in Anatolia, dove fondarono la Galazia.

Nel 279 a.C. e. I Galli si trasferirono in Grecia, sconfissero i Greci al passo delle Termopili e saccheggiarono il santuario di Delfi, ma furono presto sconfitti e il loro capo Brenno morì per le ferite. Gli storici descrivono le crudeltà che i Galli commisero contro i Greci locali dopo la cattura di Kallithea. Dopo l’invasione, i maestri greci raffigurarono i Galli morenti nelle loro sculture, una delle più famose è “Il Galata Morente”.

Un'altra campagna militare dei Galli fu a Pergamo, dove furono sconfitti dal re Attalo, che immortalò questa vittoria erigendo l'altare di Pergamo.

Gneo Manlio Vulson

Gnaeus Manlius Vulsō (lat. Gnaeus Manlius Vulsō; III-II secolo a.C.) - antico politico romano della famiglia patrizia Manliev, console del 189 a.C. e. Durante il pretore nel 195 a.C. e. fu governatore della Sicilia. Ottenne il consolato solo dopo due sconfitte alle elezioni e fu inviato in Oriente, dove finì la guerra di Siria, vittoriosa per Roma. Qui Gneo Manlio invase la Galazia e sconfisse le tribù locali, che in precedenza avevano sostenuto i nemici di Roma. Nel 188 a.C. e. partecipò alla conclusione della pace Apamea con Antioco III e all'instaurazione di un nuovo ordine in Asia Minore.

Al ritorno a Roma, Vulson fu accusato di arbitrarietà e incompetenza. Ci sono ipotesi nella storiografia che questa accusa sia collegata ai processi Scipionici che iniziarono presto. Gneo Manlio riuscì a evitare il processo e ad ottenere il trionfo. Nel 184 a.C. e. prese parte alle elezioni di censura, ma non riuscì a sconfiggere Marco Porcio Catone e il suo collega Lucio Valerio Flacco. Successivamente non è più menzionato nelle fonti.

Palazzo dei conservatori

Il Palazzo dei Conservatori (italiano: Palazzo dei Conservatori) è un edificio pubblico rinascimentale sulla Piazza del Campidoglio a Roma. Il palazzo ospita la maggior parte dei reperti dei Musei Capitolini. Tra questi ci sono capolavori universalmente riconosciuti come “La lupa capitolina” e “Il Galata morente”.

Evgenij Sandov

Eugen Sandow (ing. Eugen Sandow, noto anche come Eugene Sandow; vero nome - Friedrich Wilhelm Müller (tedesco: Friedrich Wilhelm Müller); 2 aprile 1867, Königsberg, Prussia - 14 ottobre 1925, Londra, Inghilterra) - atleta del 19° secolo, considerato il fondatore del bodybuilding.

Clarkson, Patrizia

Patricia Davies Clarkson (nata il 29 dicembre 1959 a New Orleans, Louisiana, USA) è un'attrice americana. Vincitore di due premi Emmy e Golden Globe in prima serata, nominato per un Oscar e un Tony.

Ludovisi

Ludovisi (italiano: Ludovisi) è una famiglia aristocratica italiana di Bologna, che crebbe notevolmente all'inizio del XVII secolo, quando il cardinale Alessandro Ludovisi divenne papa Gregorio XV nel 1621.

Il nipote di Gregorio XV, Ludovico Ludovisi, all'età di 26 anni (1621), divenne cardinale, e anche suo cugino Niccolò Albergati-Ludovisi, all'età di 37 anni (1645), divenne cardinale. Alla fine del XVII secolo, quando il clan Ludovisi si estinse nella tribù maschile, il suo ultimo rappresentante sposò il capo del clan bolognese Boncompagni. I discendenti di questo matrimonio portano il doppio cognome Boncompagni-Ludovisi.

I rappresentanti della famiglia custodirono i loro tesori artistici (come il sarcofago Ludovisi, il trono Ludovisi, le statue antiche “Ares Ludovisi”, “Oreste e Pilade” e “Il Galata Morente”) a Roma nel Palazzo Ludovisi e nella villa di lo stesso nome. Ora sono esposti a Palazzo Altemps.

Ludovisi, Ludovico

Ludovico Ludovisi (italiano: Ludovico Ludovisi; 27 ottobre 1595, Bologna, Stato Pontificio - 18 novembre 1632, ibid.) - Cardinale curiale italiano, cardinale nipote (dal 1621) della famiglia Ludovisi. Camerlengo di Santa Romana Chiesa dal 17 marzo 1621 al 7 giugno 1623. Arcivescovo di Bologna dal 29 marzo 1621 al 18 novembre 1632. Prefetto della Firma dei Breves Apostolici, dal 16 marzo al 12 novembre 1622. Prefetto della Sacra Congregazione per la Propaganda della Fede dal 12 novembre 1622 al 18 novembre 1632 Vicecancelliere di Santa Romana Chiesa e Sommista delle Lettere Apostoliche dal 7 giugno 1623 al 18 novembre 1632. Cardinale Sacerdote dal 15 febbraio 1621, con il titolo della Chiesa di Santa Maria in Traspontina dal 17 marzo 1621 al 7 giugno 1623. Cardinale Sacerdote con il titolo della Chiesa di San Lorenzo in Damaso dal 7 giugno 1623. Noto come mecenate delle arti, per la cui opera fu riunita la famosa collezione di antichità, che per lungo tempo adornò Villa Ludovisi a Roma.

Meraviglia, Elisabetta

Elizabeth Marvel (nata il 27 novembre 1969 a Orange, California, USA) è un'attrice americana.

Pergamo

Pergamo (Pergamon, greco antico Πέργᾰμον) è un'antica città nella regione storica della Misia nell'Asia Minore occidentale, l'ex centro dell'influente stato della dinastia Attalide. Fondata nel XII secolo. AVANTI CRISTO e. immigrati dalla Grecia continentale. Nel 283-133 a.C. e. capitale del Regno di Pergamo. Raggiunse la massima prosperità sotto Eumenes I (263-241 a.C.) ed Eumenes II (197-159 a.C.). Fu uno dei maggiori centri economici e culturali del mondo ellenistico. La sua chiesa paleocristiana appare nell'Apocalisse di Giovanni Evangelista come una delle sette chiese dell'Apocalisse.

Le rovine si trovano nella periferia nord-occidentale della moderna Bergamo in Turchia, a 26 km dal Mar Egeo.

Giardini Sallustio

I Giardini di Sallustio (lat. Horti Sallustiani) erano un tempo lussuosi giardini dell'antica Roma, che in precedenza appartenevano allo storico romano Sallustio.

I giardini a forma di stadio o ippodromo si trovavano fuori dalle mura della città di fronte alla Porta Collin, a nord della città, ai piedi del Quirinale. Sallustio divenne proprietario del complotto di Gaio Giulio Cesare dopo essere stato ucciso.

Sul territorio dei giardini c'erano un tempio di Venere, un obelisco di Sallustio e numerose statue che facevano parte della collezione Ludovisi (ad esempio il Trono Ludovisi). Dopo Sallustio i giardini appartennero a diversi imperatori romani. I resti più estesi all'interno dei giardini sono quelli del Palazzo di Adriano (oggi 14 metri sotto il livello stradale).

Sarsgaard, Peter

John Peter Sarsgaard (nato il 7 marzo 1971, Illinois, USA) è un attore americano.

Scott, Campbell

Campbell Whalen Scott (nato il 19 luglio 1961 a New York, USA) è un attore, regista, produttore e sceneggiatore americano che ha debuttato nel 1986. Scott è stato nominato due volte per un Independent Spirit Award e ha ricevuto un National Board of Review Award nel 2002.

Scultura

La scultura (dal latino sculptureta, da sculpo - taglio, incido) è un tipo di arte figurativa, le cui opere hanno una forma tridimensionale e sono realizzate con materiali duri o plastici. Nel senso più ampio del termine, è l'arte di creare da argilla, cera, pietra, metallo, legno, ossa e altri materiali l'immagine di esseri umani, animali e altri oggetti naturali nelle loro forme tattili e corporee.

Un artista che si dedica all'arte della scultura è chiamato scultore o scultore. Il suo compito principale è trasmettere la figura umana in una forma reale o idealizzata, gli animali svolgono un ruolo secondario nel suo lavoro e altri oggetti appaiono solo come subordinati o vengono elaborati esclusivamente per scopi ornamentali.

La parola scultura, oltre al tipo di arte stessa, denota anche ogni singola opera d'arte.

Scultura dell'antica Grecia

La scultura dell'antica Grecia è una delle conquiste più alte della cultura dell'antichità, che ha lasciato un segno indelebile nella storia del mondo. L'origine della scultura greca può essere attribuita all'epoca della Grecia omerica (XII-VIII secolo aC). Già in epoca arcaica, nei secoli VII-VI, furono create statue e complessi meravigliosi. Il periodo di massimo splendore e la massima ascesa della scultura greca si verificarono durante il periodo dei primi e degli alti classici (V secolo a.C.). E il IV secolo a.C. e., già il periodo dei tardi classici, lasciò nella storia anche diversi nomi, grandi scultori, ognuno dei quali aveva la propria calligrafia individuale. La scultura di questo periodo prefigurava i cambiamenti avvenuti con l'avvento di un nuovo periodo storico: l'ellenismo.

L'8 dicembre 2017, in occasione delle Giornate dell'Hermitage, la mostra “I Caduti. Il Galata morente e la dedicazione degli Attalidi minori. Dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli” sarà inaugurata nel Cortile Romano del Nuovo Ermitage.

Amazzonia

Marmo. Lunghezza: 125 cm

Gallia morente
Copia romana (primo quarto del II secolo d.C.) da originale greco di fattura pergamena (fine III secolo a.C.)
Marmo. Altezza: 57 cm
Museo Archeologico Nazionale, Napoli, Inv. NO. 6015
La statua deriva dalla Dedicazione Attalide Minore, gruppo allestito sull'acropoli di Atene intorno al 200 a.C.

Gigante
Copia romana (primo quarto del II secolo d.C.) da originale greco di fattura pergamena (fine III secolo a.C.)
Marmo. Lunghezza: 134 cm
Museo Archeologico Nazionale, Napoli, Inv. NO. 6013
La statua deriva dalla Dedicazione Attalide Minore, un gruppo allestito sull'acropoli di Atene intorno al 200 a.C.

Amazzonia
Copia romana (primo quarto del II secolo d.C.) da originale greco di fattura pergamena (fine III secolo a.C.)
Marmo. Lunghezza: 125 cm
Museo Archeologico Nazionale, Napoli, Inv. NO. 6012
La statua deriva dalla Dedicazione Attalide Minore, un gruppo allestito sull'acropoli di Atene intorno al 200 a.C.

L'esposizione è composta da opere uniche, copie romane sopravvissute degli originali in bronzo che un tempo adornavano Atene: sculture del Galata Morente, di un'Amazzone, di un Persiano e di un Gigante. Le antiche statue facevano parte di un famoso monumento (la Dedicazione) commemorativo della vittoria sui Galli che fu installato sull'acropoli di Atene intorno al 200 aC da Attalo I, re di Pergamo.
L'insieme di sculture commemorava le campagne militari della dinastia Attalide. Il monumento raffigurante le battaglie mitologiche e storiche con i nemici di Pergamo e del mondo greco – gli scontri con i Giganti e le Amazzoni, la repulsione delle incursioni dei Galli e la vittoria sui Persiani – divenne noto come Dedicazione Minore, perché di dimensioni inferiori rispetto a la Dedicazione Attalide Maggiore istituita a Pergamo.
Il gruppo delle Dediche Minori venne identificato sulla base di un racconto di Pausania: l'antico viaggiatore e geografo descrisse i soggetti delle composizioni e accennò alle insolite dimensioni delle figure: “Sulla parete sud è rappresentata la leggendaria guerra con i Giganti, che un tempo si soffermavano sulla Tracia e sull'istmo di Pallene, sulla battaglia tra Ateniesi e Amazzoni, sullo scontro con i Persiani a Maratona e sulla distruzione dei Galli in Misia. Ciascuno misura circa due cubiti e tutti furono consacrati da Attalo. (Pausania I, 25, 2; tradotto da W.H.S. Jones)

Il monumento ateniese era un insieme composto da quattro composizioni, con ciascun gruppo su un piedistallo separato. La lunghezza dell'intera piattaforma raggiungeva i 124 metri e il numero totale delle figure in bronzo era di circa 120.

I soggetti erano disposti in ordine cronologico: prima fu la lotta tra i Giganti e gli Dei, poi vennero le battaglie tra Greci e Amazzoni e tra Greci e Persiani. Il culmine fu il gruppo finale che presentò la battaglia contro i Galli sul fiume Caicus. In questo modo, la vittoria di Pergamo fu equiparata alle vittorie nella guerra greco-persiana e il significato della campagna contro i Galli fu elevato al livello di mito eroico. Pergamo, erede di Atene, veniva presentato come il difensore del mondo civilizzato contro l'aggressione barbarica. Contrariamente alla precedente tradizione di dediche “vittoriose”, in questo caso l’attenzione degli scultori si è concentrata sui nemici sconfitti. Figure chiave dell'intera opera sono le quattro sculture provenienti dal Museo Archeologico di Napoli: ognuna di esse rappresenta il soggetto di una delle “battaglie”.

Tre personaggi del gruppo napoletano sono distesi a terra, uno di loro cerca di rialzarsi. La superficie dei loro corpi è ricoperta di ferite profonde – le aperture da cui erano raffigurati scultoreamente i flussi di sangue e molto probabilmente anche il sangue era colorato di rosso.

La figura del Galata Morente ripete quasi integralmente la celebre scultura dei Musei Capitolini, fatta eccezione per l'assenza del torc e del corno. L’accento visivo sulle ferite è in sintonia con le descrizioni dei Galli nelle opere degli scrittori antichi: “Il fatto che combattono nudi rende vistose le loro ferite e i loro corpi sono carnosi e bianchi, come è naturale, poiché non vengono mai scoperti se non in battaglia." (Liv. 38, 21)

Una delle più espressive è la statua di una donna morta, Antiope, la regina delle Amazzoni, con un bel viso e un seno nudo. Come mostrano i disegni della statua realizzati nel XVI secolo, originariamente l'Amazzonia era raffigurata con un bambino. L'immagine di una giovane madre morta in battaglia è stata deliberatamente calcolata per suscitare dolore e simpatia nello spettatore.

La figura del persiano può essere identificata dai pantaloni larghi e sottili e dal copricapo orientale. Questo barbaro giace disteso, mezzo coperto e chiaramente ucciso.
Il Gigante morto era senza dubbio un sovrano, poiché il nastro che giace accanto al corpo sconfitto indica che si trattava di un re. Il suo viso ricorda un centauro; la testa è gettata all'indietro, la bocca spalancata; le ciocche di capelli sembrano serpenti. La raffigurazione potrebbe essere considerata grottesca, ma allo stesso tempo la contemplazione del cadavere immobile suscita un senso di tragedia più che di trionfo.

Le immagini artistiche del ciclo sono l’incarnazione di vari gradi di sofferenza e morte: feriti, morenti, uccisione di se stessi e dei propri cari e già morti. È noto da tempo che dell'intera composizione sono sopravvissute solo le sculture dei vinti. Non c'è una sola figura in una posa d'attacco. Sebbene la punizione e la morte fossero soggetti tradizionali dell’arte greca, gli esseri umani non erano mai stati presentati in uno stato così impotente. Nelle “battaglie” di Pergamena l'orrore della morte diventa non solo la premessa principale, ma l'unica. Secondo alcuni studiosi un'interpretazione così radicale fu introdotta in epoca della Roma imperiale.

Le copie delle sculture della Dedica furono forse commissionate dall'imperatore Traiano, che intraprese numerose guerre con i Daci. Le opere furono scoperte a Roma nell'estate del 1514 sul sito di un monastero situato sopra antiche rovine. Si presume che le sculture dei barbari pergameni ornassero un tempo le Terme di Agrippa. Immediatamente dopo la scoperta, nel XVI secolo, il Gallo, il Gigante, l'Amazzone e il Persiano non furono indicati come barbari, ma come eroi "Orazi e Curiazi" della storia romana dell'epoca repubblicana. Così venivano chiamati nei libri d'inventario della collezione di Alfonsina Orsini de' Medici, la prima proprietaria delle statue. Dopo la morte di Alfonsina le antichità passarono a Margherita di Parma. Poi dal 1587 al 1790 furono proprietà della famiglia Farnese. Furono restaurati nelle botteghe di Giovanni Battista de" Bianchi nel XVI secolo e di Carlo Albacini alla fine del XVIII secolo.

Insieme alla collezione Farnese, le sculture provenienti da Roma arrivarono a Napoli, nel Regio Museo Borbonico, oggi Museo Archeologico Nazionale.
I motivi incarnati nelle sculture della Dedicazione Minore furono longevi nell'antichità e successivamente nell'arte europea. Pose e figure simili possono essere viste nelle raffigurazioni di barbari catturati e uccisi su monumenti e sarcofagi trionfali romani, su urne e lampade etrusche. Le pose espressive e i volti delle sculture di Pergamene ispirate agli artisti del Rinascimento e del Barocco: Raffaello, Michelangelo, Veronese, Tintoretto, Caravaggio e molti altri. Nelle loro opere i “barbari sconfitti” venivano trasformati in immagini di martiri e santi cristiani. Nel XVII e XVIII secolo, quando il Barocco lasciò il posto al Classicismo, i motivi antichi continuarono a stimolare l’immaginazione degli artisti. E anche quando il mondo antico e lo stile ad esso ispirato divennero un ricordo del passato, le immagini dell'arte ellenistica divennero fonte di ispirazione e nuovo significato. La tragica esperienza emotiva della storia caratteristica degli antichi e la convinzione dell'inevitabilità del destino rinascono nelle immagini di rivoluzioni e catastrofi mondiali.

L'esposizione delle sculture del Museo Archeologico Nazionale di Napoli prosegue il ciclo espositivo nel Cortile Romano del Nuovo Hermitage di capolavori dell'arte antica, come la statua del dio fluviale Ilissos proveniente dal British Museum nel 2014 e la statua di un Kore arcaica dal Museo dell'Acropoli di Atene nel 2016.

La curatrice della mostra è Anna Alexeyevna Trofimova, candidata agli studi artistici, capo del Dipartimento del mondo antico dell’Ermitage di Stato.
Per la mostra è stato preparato un opuscolo in lingua russa (Casa editrice State Hermitage, 2017, 32 pp., illus.). L'autrice è Anna Trofimova.
La mostra si svolge nell'ambito dei progetti della Fondazione Hermitage–Italia attraverso l'agenzia Villaggio Globale International.

L’8 dicembre 2017, in occasione delle Giornate dell’Hermitage, è stata allestita la mostra “Sconfitto. Il Galata Morente e le Iniziazioni Minori di Attalo. Dalla collezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli."

La mostra comprende monumenti unici, copie romane di originali in bronzo di dediche ateniesi sopravvissuti fino ad oggi: sculture del Galata morente, dell'Amazzonia, del Persiano e del Gigante. Le statue antiche risalgono al famoso monumento alla vittoria sui Galli, eretto intorno al 200 a.C. sull'acropoli ateniese dal sovrano del Regno di Pergamo, Attalo I.

Le circostanze storiche che diedero origine all'erezione delle sculture furono legate alle campagne militari degli Attalidi. I monumenti raffiguranti battaglie mitologiche e storiche con i nemici di Pergamo e del mondo greco - battaglie con giganti e Amazzoni, repulsione delle incursioni galliche, vittoria sui persiani - erano chiamati "Piccole dediche", che differivano dalle "Grandi dediche" installate a Pergamo da essendo di dimensioni più piccole.

Il gruppo delle “Iniziazioni Minori” fu determinato sulla base del messaggio di Pausania; lo storico antico descrive i soggetti delle composizioni e menziona le dimensioni insolite delle figure (Paus. I, 25, 2): “Sulla parete meridionale dell'acropoli, Attalo costruì monumenti, ciascuno di circa due cubiti, raffiguranti così -chiamata guerra contro i giganti che un tempo vivevano sull'istmo di Pallene in Tracia, la battaglia degli Ateniesi con le Amazzoni, la loro gloriosa impresa a Maratona contro i Medi e la sconfitta dei Galati nella Missione. L'insieme del monumento ateniese consisteva di quattro composizioni, ciascun gruppo era su un piedistallo separato. La lunghezza dell'intera piattaforma raggiungeva i centoventiquattro metri, il numero totale di figure in bronzo era di circa centoventi.

Le trame erano disposte in ordine cronologico: la prima fu la battaglia dei giganti e degli dei, poi la battaglia dei Greci con le Amazzoni e la battaglia dei Greci e dei Persiani. Il culmine fu l'ultimo gruppo: rappresentava la battaglia con i Galli sul fiume Caic. Pertanto, la vittoria di Pergamo fu equiparata alle vittorie nella guerra greco-persiana, il significato delle battaglie con i Galli salì al livello di mito eroico. Pergamo, l'erede di Atene, appariva come il difensore del mondo civilizzato dalle aggressioni barbariche. A differenza della precedente tradizione di dediche “vittoriose”, ora il focus dell’attenzione degli scultori era sui nemici sconfitti. Quattro sculture provenienti dal Museo Archeologico di Napoli sono figure chiave dell'intera opera: ciascuna corrisponde a una delle trame delle “battaglie”.

Tre personaggi del gruppo Napoli sono prostrati a terra, uno di loro cerca di rialzarsi. La superficie dei corpi è ricoperta da ferite profonde: i fori da cui fuoriescono rivoli di sangue sono raffigurati plasticamente, il sangue, molto probabilmente, veniva anche trasportato con vernice rossa. La figura del Galata Morente ripete quasi integralmente il famoso “Gal” dei Musei Capitolini, mancano solo il collare e il corno. L'enfasi visiva sulle ferite corrisponde alla descrizione dei Galli da parte degli autori antichi. “I Galli vanno in battaglia nudi, ma negli altri casi non sono mai nudi, e per questo sui loro corpi pallidi e robusti era visibile alcuna ferita” (Liv. XXXVIII, 21).

Una delle più espressive è la statua di una donna morta, la regina delle Amazzoni, Antiope, con i seni seminudi e un bel viso. Come mostrano i disegni della statua realizzati nel XVI secolo, l'Amazzonia era originariamente raffigurata con un bambino. L'immagine di una giovane madre morta in battaglia è stata deliberatamente progettata per evocare dolore e simpatia da parte dello spettatore. La figura del persiano è identificata da pantaloni sottili e da un copricapo orientale. Il barbaro giace a faccia in giù, semicoperto, è già stato ucciso.

Il gigante morto è senza dubbio un sovrano, poiché il nastro che giace accanto al corpo significa che il vinto era un re. Il suo viso ricorda un centauro, la sua testa è gettata all'indietro, la sua bocca è spalancata, le sue ciocche di capelli sembrano serpenti. L'immagine può essere considerata grottesca, mentre la contemplazione del suo corpo immobile evoca non un trionfo, ma un sentimento tragico.

Le immagini artistiche del ciclo incarnavano le diverse fasi della sofferenza e della morte: i feriti, i morenti, coloro che uccidono se stessi e i propri cari e i già morti. È stato a lungo notato che dell'intera composizione sono sopravvissute solo le sculture degli sconfitti, non c'è una sola figura in posa d'attacco. Sebbene la punizione e la morte fossero soggetti tradizionali dell’arte greca, mai prima d’ora l’uomo era stato rappresentato in modo così impotente. Nelle "battaglie" di Pergamo, l'orrore della morte diventa non solo il messaggio principale, ma anche l'unico: un'interpretazione così radicale, secondo un certo numero di scienziati, fu introdotta nell'era della Roma imperiale.